La mia vacanza è vivere
l’azzurro del cielo,
è la libertà di fermarsi
per giocare
con i fili disciolti della fantasia
ad intrecciare speranze
sospese nella scia luminosa
dei sogni.
Accordarsi con il turbinìo
dei flutti,
il fragore delle onde,
il vorticare dei gabbiani.
Incantarsi del fiore
che sbuca dalla roccia,
non fragile bellezza
ma un tenero sorriso di sole.
Scorrere, nel buio silenzioso,
tuffate nel cielo,
le luci delle pietre, memori di vita,
ali, dalle scaglie colorate spruzzate d’arcano.
Fremere dell’alito della selva,
della luce che piove dal cielo:
improvvisi doni
per il mio cuore sgomento,
quali serti di fiori smaglianti.
E sento così lievitare le paure,
sento erompere canti sopiti,
sento esplodere la serenità
che straripa, dagli argini fragili
delle emozioni,
verso un alveo antico,
già solcato dal tempo.